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A partire dagli anni Novanta le organizzazioni internazionali hanno iniziato a sviluppare metodologie e strumenti per la sintesi di fenomeni complessi. Tra i fenomeni che hanno trovato attenzione fra i nuovi indici, possiamo menzionare la governance, la corruzione, la democrazia e la partecipazione dei cittadini. Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SGDs) delle Nazioni Unite identificano la governance come fattore immateriale di sviluppo, e trasparenza e corruzione come pilastri per uno sviluppo che sia sostenibile in campo economico, sociale, ambientale ed istituzionale. Per capire come queste tematiche abbiano implicazioni dirette sullo sviluppo di un paese, si potrebbe menzionare la Strategia Anticorruzione della Banca Mondiale con l’obiettivo di terminare la povertà estrema entro il 2030. Ma come si possono misurare questi fenomeni? Alcuni fra gli indici di riferimento sono l’Indice di Governance Mondiale della Banca Mondiale (WGI) e l’Indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International.
“La corruzione rimane una piaga in tutto il mondo. La gente ha inviato un segnale a chi è al potere: bisogna affrontate ora la corruzione”. Josè Ugaz, presidente Transparency International.
Fonte: United Nations
L’Indice di Governance Mondiale della Banca Mondiale (WGI) viene sviluppato dal 1996 ed analizza oltre 200 paesi attraverso lo sviluppo di 6 indicatori: i) Libertà di espressione e responsabilità; ii) Stabilità politica ed assenza terrorismo; iii) Efficacia governativa; iv) Qualità normativa; v) Stato di diritto; vi) Controllo della corruzione. Nell’analizzare l’Indice per il 2010 si può notare come le aree con più criticità sono il Sud America, l’Africa Sub-Sahariana e buona parte dei paesi Asiatici. L’Italia si classifica in una posizione media a livello globale ed estremamente basse tra i paesi industrializzati, riportando un 58esimo posto nel controllo della corruzione ed addirittura un 76esimo posto nella percezione della partecipazione cittadina ed affidabilità delle amministrazioni.
Fonte: corrierenazionale.it
L’Indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International viene invece redatto dal 1994 ed include 162 paesi. Riporta la percezione soggettiva dei cittadini nei confronti del fenomeno corruzione. Si presenta come indicatore composito (da 0 a 10). Circa il CPI, nel 2015 sono stati elaborati 12 indicatori da diverse istituzioni, con tematiche più varie, quali politiche istituzionali, rischi economici e geografici, competitività e giustizia. Per il 2015, i risultati sono simili all’Indice della Banca Mondiale. Per quanto riguardo il nostro paese la performance rimane medio-bassa in temi come corruzione, trasparenza e buona governance, posizionandosi penultimo nell’EU28.
In conclusione, a livello globale i miglioramenti metodologici nella misurazione e nello sviluppo di indicatori compositi di sintesi di fenomeni così complessi stanno aiutando a migliorare le politiche governative nazionali, promuovendo interventi efficaci, efficienti e tempestivi.
Circa l’Italia, possiamo ancora una volta ribadire come per il nostro paese il tema delle corruzione sia ormai radicato e di lunga data. Dalle vicende di Mani Pulite e Mafia Capitale sono all’ordine del giorno le cronache di appalti truccati, tangenti e collusioni pubblico-privato. Queste problematiche limitano fortemente le prospettive di sviluppo economico, sociale, ambientale ed istituzionale, in maniera maggiore nel Meridione. Il presidente di ANAC Raffaele Cantone ha riconosciuto i miglioramenti rispetto al 2013, senza dimenticare di ricordare come esista un problema strutturale da risolvere