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ROMA. A due anni dall’annuncio del premier Matteo Renzi, è giunta all’approvazione la riforma del Terzo settore. L’aula di Montecitorio ha approvato con 239 voti favorevoli e 78 contrari la legge delega al governo per la riforma del Terzo Settore, delle imprese sociali e del Servizio civile universale. Una svolta epocale per il mondo del no profit, che si prepara a significative modifiche.
L’IDENTIKIT
Il Terzo settore, almeno sulla carta, oggi ha un’identità che unisce e circoscrive quel mondo vasto e variopinto che spazia dal volontariato alla promozione sociale, e dalla cooperazione all’impresa sociale. Il primo articolo della riforma definisce le fattispecie di riferimento per il Terzo Settore come: “Il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche”.
Il primo articolo della riforma definisce le fattispecie di riferimento per il Terzo settore come: «Il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche.
UN CODICE UNICO
E’ prevista dalla legge la redazione di un Codice del Terzo settore che comprenda disposizioni generali applicabili a tutti gli enti, gli individui e le attività di interesse generale svolte dalle organizzazioni del Terzo settore. Il Codice dovrà definire il Registro Nazionale del Terzo settore, specificando sia le modalità di iscrizione − necessarie per numerose categorie di enti − sia come sarà disciplinata la partecipazione alla programmazione di politiche di welfare. A tutela della distinzione tra i vari tipi di ente, sarà fondamentale garanzia l’inquadramento delle molteplici forme e procedure di organizzazione, gestione e controllo. La trasparenza e il divieto di redistribuzione degli utili sono i due principi cui si dovrà ispirare la rendicontazione di tutto il Terzo settore. Un unico organismo, il Consiglio Nazionale del Terzo settore, accorperà al suo interno l’Osservatorio Nazionale per il Volontariato e quello dell’Associazionismo di promozione sociale, inglobandone le funzioni di coordinamento.
La trasparenza e il divieto di redistribuzione degli utili sono i due principi cui si dovrà ispirare la rendicontazione di tutto il Terzo settore.
LA GOVERNANCE
In questi termini, si profila un evidente cambiamento: infatti, a essere incluse nella base di riferimento non saranno più, in modo esclusivo, le organizzazioni giuridicamente qualificate come “di volontariato” − appena arriveranno i decreti delegati − ma anche tutti quegli enti privati che accolgono dei soggetti volontari all’interno della loro base associativa. La legge, quindi, riesamina la normativa che interessa il volontariato e la promozione sociale, tendendo a coniugare le diverse esigenze in un’ottica di valorizzazione dei punti che questi due mondi affini hanno in comune. Riguardo alla promozione del volontariato, l’obiettivo è quello di creare una fattiva collaborazione con il sistema scolastico, attraverso il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari sia in ambito formativo che lavorativo. Inoltre, si ridefiniscono gli equilibri nei Centri di Servizi per il Volontariato (CSV), che vedranno alla propria gestione non più solo le organizzazioni di volontariato − che ad ogni modo conservano la maggioranza negli organi di controllo – ma tutti gli enti del Terzo settore.
La legge riesamina la normativa che interessa il volontariato e la promozione sociale, tendendo a coniugare le diverse esigenze in un’ottica di valorizzazione dei punti che questi due mondi affini hanno in comune.
LA NUOVA IMPRESA SOCIALE
Un decreto ministeriale definirà i settori di attività dell’impresa sociale, rilanciata a dieci anni dalla sua prima edizione. Sono previste novità che promuoveranno sinergie tra no profit, investitori privati e pubblica amministrazione.
L’UNIVERSALITA’ DEL SERVIZIO CIVILE
Il Servizio Civile Nazionale cambia nome in Servizio Civile Universale. In tal senso, il servizio civile sarà esteso anche ai cittadini stranieri in possesso di regolare residenza, con uno status giuridico distinto per i volontari e nuove modalità di accreditamento per le sedi che richiederanno di essere titolari di progetto. Si prevede una maggiore flessibilità rispetto alle peculiari esigenze di vita e lavoro dei singoli volontari, e il progetto potrà, in aggiunta, essere riconosciuto a fini formativi e lavorativi. La sua durata sarà variabile, da un minimo di otto mesi a un massimo di un anno.
Il servizio civile sarà esteso anche ai cittadini stranieri in possesso di regolare residenza, con uno status giuridico distinto per i volontari e nuove modalità di accreditamento per le sedi che richiederanno di essere titolari di progetto.
L’IRI DEL TERZO SETTORE
Una delle principali idee ispiratrici di questa riforma è la Fondazione Italia Sociale ideata da Vincenzo Manes, finanziere e consigliere “pro bono” del Presidente del Consiglio. L’intuizione di Manes è data dalla crescente rilevanza economica rivestita dal Terzo settore, che ad oggi in Italia rappresenta circa il 7% del Pil e dà impiego a circa un milione di persone. Proprio a questi ultimi intende rivolgersi la Fondazione, garantendo un sostegno economico. La Fondazione di diritto privato Italia Sociale avrà, come obiettivo, la cooperazione e lo scambio tra finanziatori ed enti beneficiari. Oltre al milione di euro pubblico previsto dalla legge come finanziamento iniziale, Manes ha annunciato che l’obiettivo di fund raising è quello di raggiungere 50 milioni provenienti dal settore pubblico, 50 milioni da fondazioni bancarie (anche straniere) che operano sul grant-making e 50 milioni di erogazioni liberali, frutto di donazioni da parte di privati. Secondo la strategia prevista, funzionale al cambiamento sarà la nascita di un ampio fondo che condenserà al proprio interno contributi di Fondazioni ed enti, denaro pubblico e versamenti privati. Come affermato dallo stesso Manes in un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”: “Sarà il fondo poi a diventare imprenditore, creerà nuova occupazione attingendo anche a risorse comunitarie. Sarà, insomma, una grande Fondazione Italia con un approccio dall’alto verso il basso che dovrà convivere con la tradizionale frammentazione del terzo settore”.
PARTITA APERTA
Questi gli ingredienti della ricetta che dovrebbero trasformare il Terzo settore, il quale − secondo le previsioni del premier Renzi – dovrebbe decollare e diventare il primo settore produttivo del Paese, moltiplicandone valore e occupati. Le differenti sigle che compongono il panorama del Terzo Settore hanno espresso la loro soddisfazione per il risultato raggiunto. Adesso che è stata cesellata la cornice, si attendono i decreti delegati che andranno a chiarire il quadro definitivo sul futuro del Terzo settore italiano. Solo a riforma ultimata potrà palesarsi il livello reale di soddisfazione.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al testo completo della legge:
Progetto di legge della 17ma legislatura – Camera dei Deputati
Foto (CC BY-SA 3.0) by Manfred Heyde