Intervento video del Professor Enrico Giovannini tenutosi in occasione del Social Innovation Around 2016, organizzato dalla Social Innovation Society (SIS) il 21 ottobre 2016 alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Il Center for Economic Development & Social Change (CED) era partner ufficiale dell’evento.
Mi è stato richiesto di rispondere a tre domande sull’attività svolta in questi anni prima da Direttore delle statistiche dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e per lo Sviluppo Economico), poi come Presidente dell’Istat, Ministro e attualmente come portavoce dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).
La prima domanda riguarda il perché, in tutti questi anni, mi sono dedicato alle questioni che riguardano la misurazione del benessere, della sostenibilità e dell’equità. La risposta è molto semplice. Quando ero un ragazzo, al secondo anno di università, leggendo un libro sul caos che il mondo sarebbe stato intorno al 2020 decisi di provare a dare una mano con le mie capacità, la mia professionalità, e come statistico ed economista ho dedicato molto tempo a cercare di capire quali sono gli elementi che guidano il progresso di una società, la sua sostenibilità, la sua eguaglianza in termini di opportunità, e come questa può condizionare il futuro. Questo spiega perché all’OCSE ho lanciato il progetto per la misura del progresso della società, il cosiddetto “movimento per andare oltre il PIL”, e una volta rientrato in Istat mi sono dedicato ad attuare quelle idee attraverso il lancio degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES); come Ministro, ho cercato di implementare alcune di quelle idee con la Garanzia Giovani, con il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), e ora come portavoce dell’ASviS cerco di richiamare l’attenzione del nostro Paese a questa grande Agenda sullo sviluppo sostenibile.
Infatti – e questa è la seconda domanda – credo che il nostro Paese, la nostra Europa, il nostro Mondo sia a rischio. Rischio, derivante proprio dall’insostenibilità dell’attuale sentiero di crescita economica, ma anche dalle disuguaglianze e dall’insostenibilità ambientale, aspetti che poi si riverberano sull’insostenibilità istituzionale. Per questo ho salutato con grande speranza l’adozione da parte dell’ONU dell’Agenda 2030 con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e l’Alleanza che ho proposto di creare un anno fa oggi ha più di 120 aderenti, ed è veramente straordinario vedere come tante altre associazioni e fondazioni si stanno unendo a questo gruppo che rappresenta, in qualche modo, tutta la società civile italiana.
Credo che il nostro Paese, la nostra Europa, il nostro Mondo sia a rischio. Rischio, derivante proprio dall’insostenibilità dell’attuale sentiero di crescita economica, ma anche dalle disuguaglianze e dall’insostenibilità ambientale, aspetti che poi si riverberano sull’insostenibilità istituzionale.
Ma arrivando alla terza domanda, cosa si dovrebbe fare per portare il nostro Paese su un sentiero di sostenibilità? Ebbene, una dose di utopia è certamente necessaria, ma soprattutto se l’alternativa è la distopia – cioè un futuro che è fatto di povertà, di lotta per le scarse risorse, di inquinamento crescente – è chiaro che dobbiamo trovare un’alternativa. I 17 goal dell’Agenda 2030 che il nostro Paese ha firmato un anno fa − lotta alla povertà, istruzione adeguata per tutti, lotta alle disuguaglianze (anche quelle di genere), ecosistemi che non producano quei disastri ambientali che oggi vediamo, e così via – ci devono fare non solo sperare nel futuro, ma aggregare per trovare le soluzioni migliori per il nostro Pese e per L’Europa.
Dobbiamo trovare un’alternativa. I 17 goal dell’Agenda 2030 che il nostro Paese ha firmato un anno fa ci devono fare non solo sperare nel futuro, ma aggregare per trovare le soluzioni migliori per il nostro Paese e per L’Europa.
La buona notizia è che ci sono molte soluzioni, molte imprese stanno andando in questa direzione: quindi, è importante far sentire forte la voce nei confronti della politica e dei manager, far capire che questo è il futuro che vogliamo. Questa è una possibilità, per noi e per le nuove generazioni, di uno sviluppo nuovo, non basato solo sugli aspetti quantitativi ma anche sulla qualità della vita.
Questo è il futuro che vogliamo. Questa è una possibilità, per noi e per le nuove generazioni, di uno sviluppo nuovo, non basato solo sugli aspetti quantitativi ma anche sulla qualità della vita.
Io spero che il vostro incontro possa servire a sviluppare queste idee. Come vi ho già detto, l’ASviS ha presentato il suo primo Rapporto a fine settembre ed è impegnata in questa direzione. Spero che anche con il vostro contributo questo impegno possa portare un frutto importante e duraturo, non solo per l’Italia ma anche per i suoi diversi territori. Grazie e buon lavoro.
L’ASviS ha presentato il suo primo Rapporto a fine settembre ed è impegnata in questa direzione. Spero che anche con il vostro contributo questo impegno possa portare un frutto importante e duraturo, non solo per l’Italia ma anche per i suoi diversi territori.