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ll trionfo del convegno e della Notte Bianca: dibattiti, visite guidate ed eventi animano le strade del Rione per tutta la giornata di mercoledì 16 dicembre 2015.
Oggi alla Sanità batte un vento forte ma il cielo è terso.
Stamattina alla Basilica di San Gennaro extra Moenia risuonano note di rinascita. Tante le chiavi di lettura, uno solo il linguaggio: imprenditorialità, associazionismo, sostenibilità, comunità, fare rete. L’espressione dei progetti e degli intenti fa eco nell’armonia della Basilica, nella testimonianza storica delle Catacombe, come nella bellezza reverenziale dell’Ospedale e del complesso. Gli eventi prendono corpo attraverso le parole di Pasquale, Stefano, Carlo, la voce di Renato, Soana, Luca; il tessuto di questo corpo unico sono il capitale sociale, i beni culturali, il territorio e una costante da tenere sempre a mente: il futuro. La prospettiva come linea guida: il domani del Rione, della nostra città, della società che ci appartiene. ‘Un bene per tutti’ per tracciare bilanci e proiettare visioni, verso nuovi paradigmi per lo sviluppo e l’inclusione.
Stanotte ‘o Rione si veste a festa, e il vento del cambiamento stasera ha un odore speciale. Odora delle pizze fritte di Francesco, dei taralli di Lino, del pane di Antonio, delle pizze di Salvatore e di quelle di Ciro, del caffè di Alessandro, delle marenne di Stefano, dell’Aglianico sfuso di Ciccio e della parmigiana di mamma Giovanna. Profuma dei fiori di Armando, della frutta di stagione di Mary e quella di Armando. Mette in mostra vanitosa i presepi di Biagio, i guanti di Mauro, le calzature di Massimo, gli arredi di Antonio. Profuma di lavoro, di onestà, di pulizia. Odora del sudore della fronte e di freschezza autentica.
‘Fare per cambiare’, lo slogan. In continua evoluzione. Se è vera la regola che ‘tutto cambia’perché ‘quello che è cambiato ieri cambierà di nuovo domani’. O che, ancora una volta, ‘bisogna che tutto cambi affinché tutto rimanga com’è’.
Oggi non parliamo del Principe che si voltava e dietro c’era la miseria di tutto un popolo. Oggi parliamo del professore di Bologna che ci ricorda della nobile memoria storica di Napoli, della prima cattedra di economia politica al mondo, del primato internazionale nel precorrere l’economia civile. Oggi vogliamo raccontare una storia fatta di uomini di Chiesa e missionari laici che scendono in piazza per darsi da fare: dei progetti di Don Antonio; della forza aggregante di Padre Alex, della carica di Suor Lucia e dell’umanità di Mauro, venuti da lontano e diventati in breve missionari del Rione.
Oggi vogliamo raccontarvi di un quartiere sorretto da un caos calmo. Così composto, eppure in festa. Un quartiere della tradizione che ha saputo andare oltre i luoghi comuni. Vogliamo parlarvi dell’assessore sul palco al mattino a parlare di cultura e a notte fonde in piena festa a passeggiare con un sorriso da fanciullo sul volto. Vogliamo parlarvi di Carlos, venuto dall’altro capo del mondo anni e anni fa, diventato uno della Sanità prima ancora che di Napoli. Dei ragazzi della Fondazione San Gennaro, in piedi fin dal primo mattino per la preparazione di percorsi e palchi, e a mezzanotte ancora dediti all’accoglienza di artisti e istituzioni in piazza; così pieni di energia, così orgogliosi, così autentici. Vogliamo parlarvi del progetto di microcredito alla Sanità: di Mauro, Paolo, Antonio, Lucio, Sergio, di Peppe, Daniela, Luigi, Rosa, Paolo, Gianluigi, Carla; di ragazzi che provano a offrire una possibilità, di percorrere strade diverse, capire il Rione e la sua gente: di dare credito alla Sanità. Della Paranza, della Rete Rione Sanità, dell’Associazione Vergini Sanità, delle tante realtà di quartiere, delle associazioni, delle imprese, delle reti che almeno per un giorno possono dire di avercela fatta. Vogliamo parlarvi di chi ce l’ha fatta, ma anche di chi ce l’ha messa tutta e ha lottato per il cambiamento. Vincendo.
Oggi ci piace pensare a una città che si rialza insieme ad un quartiere e, sul suo slancio, a una comunità orgogliosa di portare la testimonianza di un tesoro che Napoli aveva dimenticato, fiera di affidare un lascito ai suoi concittadini e non l’ennesimo canto del cigno. Oggi assistiamo con devozione a una lezione magistrale di economia della cultura, di sviluppo locale, di coesione territoriale. A salire in cattedra per primi sono i bottegai, gli artigiani, i volontari, gli operatori. I cittadini del Rione. Vogliamo parlarvi di un rione che per una intera giornata ha insegnato: lezioni di bellezza, di civiltà, d’integrazione e di inclusione sociale. Vogliamo raccontarvi dei motorini che per una giornata sembrano anch’essi aver trovato pace. Stasera vogliamo parlare di questo, e non di altro.
Lassatece int’a pace d’a Sanità!
Stanotte scendono alla Sanità da tutta Napoli e provincia. Eppure è un mercoledì freddo e ventilato. Eppure stasera “ce sta ‘o Napule”. Scendono incuriositi, molti per la prima volta, forse per mondanità, forse per dare una possibilità alla Sanità. E restano. Restano per ammirare i rioni nel rione, scrigni nello scrigno, gioielli nel gioiello: i Vergini, lo Spagnuolo e palazzo Sanfelice, le Catacombe e gli Ipogei, le Fontanelle, l’Acquedotto Augusteo, lo Scudillo, la Stella, i Miracoli, i Cristallini, l’Arena, San Vincenzo ‘o Munacone. Restano per godersi le passeggiate in piena festa, passeggiando tranquilli per le vie; per apprezzare le testimonianze, gli artisti, gli attori, i cantanti. E scendono a vedere quell’ulivo piantato nel cuore della Sanità: memoria e rinascita, territorio e pace. Mettere radici profonde per non dimenticare. Per rinascere dall’ennesimo sfregio alla comunità, all’umanità, alla dignità. Quell’ulivo così morte e così vita, se è vero che piantiamo ulivi sul punto di morire convinti ancora di vederli fiorire perché i ragazzi sognino ancora. E se è vero che quell’albero rinverdisce tutt’ora, e non è giugno, ma una notte di metà dicembre a ristorarlo di luce e di calore. Per raccontare di questa pietra di Piazza Sanità, così creatura, oggi così lontana da quella pietra di guerra del San Michele. Per poter dire “io c’ero”.
‘Che nuttata ch’è schiarata!’
Oggi batteva un vento forte al Rione. Ci piace pensare che un pezzetto di Città e di Paese oggi stia cambiando. E che stia cambiando grazie alla gente della Sanità. Forse solo per un mattino, per un pomeriggio, per una sera. Forse vogliamo solo pensarlo, illuderci, raccontarci che si è costruito qualcosa. O forse è davvero il vento del cambiamento.
Si ringrazia il prezioso contributo di Chiara Esposito.