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Mi chiamo Gretchen Bloom. Vivo a Roma da diciassette anni, ho lavorato presso il World Food Programme per l’uguaglianza di genere, in qualità di consulente ho fornito formazione in tutto il mondo sulle questioni di genere e ho dato lezioni sui temi di genere e sviluppo a studenti italiani ed internazionali dell’Università Roma 2 Tor Vergata. Ed è stato proprio a Roma 2 che, nel febbraio del 2014, ho conosciuto Andrea Gatto, all’epoca studente del programma MESCI (Master in Economia dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale). Ho diretto la sua tesi di master intitolata “Rafforzare l’uguaglianza di genere attraverso lo sviluppo rurale: mercati rurali e microfinanza in Asia centrale”. In seguito Andrea, nel suo ruolo di vice presidente dell’Italian Institute for the Future, mi ha invitato a unirmi al Comitato Scientifico dell’IIF e Consultivo del CED. È in tale veste che scrivo queste note per la conferenza “Sfide del domani” che si terrà a Napoli.
Il messaggio principale di questo evento ha a che fare con il mio campo di specializzazione: uguaglianza di genere e legittimazione della donna. Il mio messaggio è questo: l’uguaglianza di genere è fondamentale per lo sviluppo sostenibile. Ciò si è dimostrato più e più volte. Ad esempio, nel 2010 – 2011 la Food and Agriculture Organization (FAO) ha rilasciato una relazione sulla situazione dell’agricoltura e delle risorse alimentari (SOFA) per quanto riguarda l’eguaglianza di genere in agricoltura, intitolata “Donne in agricoltura: chiudere il divario di genere per lo sviluppo”. Nella relazione, la FAO ha presentato le seguenti, profonde conclusioni: se alle donne fosse dato accesso alle stesse opportunità agricole degli uomini − come terra, semi, fertilizzanti, educazione, assistenza tecnica e servizi finanziari − si potrebbe produrre il 12 – 17% di cibo in più, e nel mondo si potrebbe dar da mangiare a 100 – 150 milioni di persone in più. Tale incremento avverrebbe senza sbilanciare l’equilibrio di genere. In un mondo in cui quasi un bilione di persone va a dormire affamata, si tratta di una scoperta estremamente profonda.
Quest’anno le Nazioni Unite hanno varato 17 nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare la prosperità per tutti. Ognuno di questi obiettivi si dovrebbe raggiungere tra il 2015 e il 2030. L’obiettivo numero 5 si riferisce all’uguaglianza di genere: raggiungere l’uguaglianza di genere e dare potere a tutte le donne e bambine. Nonostante buoni segnali di progresso nell’ambito degli obiettivi di sviluppo per il millennio − in atto dal 2000 al 2015 − le donne e le bambine continuano a essere vittime di discriminazione e violenza di genere in ogni parte del mondo.
Uno dei modi migliori di dare potere alle donne è attraverso la micro-finanza. Muhammad Yunus, fondatore della banca Grameen Bank in Bangladesh, e vincitore del premio Nobel per la pace, ha riconosciuto l’impatto dell’accesso ai finanziamenti da parte delle donne povere: “Quando una madre indigente comincia ad avere un reddito, i suoi sogni di successo si centrano invariabilmente sui suoi figli… [e] sulla casa…Quando un padre indigente comincia a guadagnare un po’ di più, si concentra su di sé.
Quindi, il denaro che entra nella sfera domestica attraverso una donna apporta più beneficio alla famiglia in generale” (Yunus, 1999).
Le donne investono i crediti con saggezza in micro-imprese e li ripagano velocemente. E quando l’imprenditorialità di una donna si combina con cooperazione e associazioni sociali, ciò fomenta lo sviluppo inclusivo e sostenibile a livello locale.
È perciò dovere di tutti noi che lavoriamo nel settore dello sviluppo riconoscere l’importanza della lotta per l’uguaglianza di genere e per la legittimazione femminile. Come hanno detto le Nazioni Unite: “L’uguaglianza di genere non è solo un diritto fondamentale, ma una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile”.