- Re-industrializzare l’Italia - 11 January 2014
Intervento conclusivo di Mario Raffa – Direttore del Consiglio Scientifico Fondazione IDIS – tenutosi in occasione del convegno “Italia 2050”, organizzato dall’Italian Institute for the Future presso la Città della Scienza di Napoli il 16 novembre 2013.
Il luogo in cui abbiamo tenuto il convegno “Italia 2050” non è stato scelto a caso. Lo abbiamo voluto tenere a Città della Scienza per dare un segnale alla città di Napoli e all’Italia, riguardo al fatto che Città della Scienza ha ripreso a lavorare con fiducia al futuro. Questa struttura oggi deve porsi al centro di un grande processo di rinnovamento dell’intera area ovest di Napoli. C’è un progetto al riguardo su cui stiamo lavorando da tempo, che consiste in un vero e proprio masterplan dello sviluppo di questa zona. Non vado nei dettagli, mi basta citare una cifra: con la messa a sistema, Città della Scienza potrebbe passare dagli attuali 200-250mila visitatori all’anno a circa 400mila visitatori. Questo risultato significa buona economica, perché i ragazzi e gli adulti che vengono qui fanno esperienza di percorsi formativi volti a migliorare la qualità della vita; significa occupazione diretta, perché con questi due poli si realizzerebbe non solo la messa a sistema delle eccellenze che già ci sono – a Fuorigrotta c’è il Politecnico, il CNR ecc. – ma soprattutto si svilupperebbe una politica attiva del lavoro. Inoltre si lavorerebbe su due livelli: una scala sopra-comunale che comprende tutta la Regione e lo sviluppo del paese, perché misurarsi con la Campania significa intervenire su tutto il Mezzogiorno e su tutta l’Italia, perché il declino non è una questione che riguarda solo questa regione, ma l’intero paese, e una scala comunale. Mentre s’interviene sulla variante al piano regolatore per questa zona, al piano comunale dei trasporti, a un piano urbano dei parcheggi che consenta lo sviluppo turistico di quest’area, contemporaneamente si prova a lavorare per il futuro.
Misurarsi con la Campania significa intervenire su tutto il Mezzogiorno e su tutta l’Italia, perché il declino non è una questione che riguarda solo questa regione, ma l’intero paese.
Per questo, il convegno “Italia 2050” ha rappresentato un’occasione molto importante. Perché innanzitutto c’è un gruppo di giovani che guida questo Istituto e quindi, per caratteristiche proprie, è rivolto al futuro: ci mette passione, esperienze, e noi sappiamo che dal mondo dei giovani e dal mondo del sapere ci sono delle componenti che di per sé sono innovative. Sapete inoltre che l’Italia nel dopoguerra è riuscita a fare quell’operazione che l’ha portata alla fine dello scorso secolo a essere un paese con tanti problemi, certo, ma anche con un forte rispetto da parte dei paesi di tutto il mondo; un’Italia che, in certi momenti, ha rilanciato, con l’esperienza dell’Olivetti e dello sviluppo ecosostenibile, il nostro paese nel mondo. Molti studiosi stanno cercando di capire se l’Italia può ripartire da queste esperienze e in che misura.
l’Italia nel dopoguerra è riuscita a fare quell’operazione che l’ha portata alla fine dello scorso secolo a essere un paese con tanti problemi, certo, ma anche con un forte rispetto da parte dei paesi di tutto il mondo; un’Italia che, in certi momenti, ha rilanciato, con l’esperienza dell’Olivetti e dello sviluppo ecosostenibile, il nostro paese nel mondo. Molti studiosi stanno cercando di capire se l’Italia può ripartire da queste esperienze e in che misura.
Qual è il contributo che la Fondazione IDIS vuole fare in questa direzione? Un primo obiettivo è un programma già avviato: Città della Scienza zona a emissione zero. Città della Scienza si è candidata per diventare entro il 2020 ancora più parca e sostenibile di quanto già non sia oggi, sperimentando tutte quelle forme di convivenza, usando tecnologie “dolci”, che consentono di avere un ambiente ecosostenibile che non porta danni sul territorio. Un programma di attività che punta sul futuro. Un secondo elemento operativo è la messa a sistema di tutte le quasi 50 istituzioni dei Campi Flegrei che lavorano in questo campo, tra cui ben quattro centri del CNR. Metterle a sistema significa costruire le premesse perché il distretto tecnologico e quello culturale e turistico dei Campi Flegrei possano vivere di percorsi strutturali su questa zona. Come si può ben capire, è un vero e proprio piano di sviluppo della zona occidentale di Napoli che parte dalla convinzione che solo la partecipazione di tutte le istituzioni e i cittadini – quindi un percorso democratico, partecipato – può produrre risultati concreti: buona occupazione, nuovo lavoro per i giovani, bloccare la loro emigrazione all’estero. Solo se questo percorso viene alimentato in maniera quotidiana c’è una premessa positiva per il futuro.
Solo la partecipazione di tutte le istituzioni e i cittadini – quindi un percorso democratico, partecipato – può produrre risultati concreti: buona occupazione, nuovo lavoro per i giovani, bloccare la loro emigrazione all’estero. Solo se questo percorso viene alimentato in maniera quotidiana c’è una premessa positiva per il futuro.
Dal convegno “Italia 2050” posiamo trarre diverse conclusioni. C’è ormai la convinzione, tra i partecipanti di questa giornata, che un modello di sviluppo parco, frugale, a basso impatto energetico, sia non solo necessario ma ormai avviato. C’è inoltre ampia condivisione sul fatto che va bene Internet ma, per evitare la battuta “meno Internet e più Carbernet” – che sapete è stato un movimento sviluppatosi soprattutto nel Veneto – c’è anche la consapevolezza che sono importanti i contatti, le relazioni interpersonali. Significa più comunità, più solidarietà, più sviluppo ecosostenibile. Le buone soluzioni non sono mai individuali ma emergono se c’è un lavoro di squadra, come ha detto Domenico Villacci (clicca qui per leggere il suo intervento): va bene il risparmio energetico ma dobbiamo mettere in rete tutta l’Europa. Si è detto che dobbiamo partire dal basso, che le buone politiche vengono dal basso. La democrazia del fare non può che essere una democrazia basata sulla partecipazione. La complessità del progetto che ci presentava Gennaro Russo non può essere realizzata solo dalle istituzioni, ma occorre una rete di persone, istituzioni, di tanti soggetti che si muovono su un obiettivo comune.
Si è detto che dobbiamo partire dal basso, che le buone politiche vengono dal basso. La democrazia del fare non può che essere una democrazia basata sulla partecipazione.
Infine, tutti stanno sottolineando che bisogna ripartire con lo sviluppo sostenibile. Nel suo intervento, Andrea Poggio (clicca qui per leggere il suo intervento) ha dimostrato che già siamo su questa strada e, aggiungo, questo sviluppo significa anche buona occupazione. Se capiamo che il declino dell’Italia e quello delle nostre zone sono connessi – non c’è una crisi di una città, ma di un intero paese – una risposta potrebbe essere quella che abbiamo ascoltato in molti interventi: re-industrializzare l’Italia. In che senso? Non nel senso che dobbiamo seguire le strade seguite nel passato, ma nel senso che c’è bisogno – come diceva Paolo Ricci (clicca qui per leggere il suo intervento) – di una buona politica, perché se c’è una buona politica allora delle buone politiche industriali producono risultati. Non basta muoversi bene in certi campi, c’è bisogno di un contesto diverso.
Se capiamo che il declino dell’Italia e quello delle nostre zone sono connessi – non c’è una crisi di una città, ma di un intero paese – una risposta potrebbe essere quella che abbiamo ascoltato in molti interventi: re-industrializzare l’Italia.
Il convegno “Italia 2050”, come anche l’Innovation Day di cui sono organizzatore, vanno nella stessa direzione: cercare di vedere come le novità che vengono dalle associazioni dal basso possono diventare un programma sostenibile per innovare questo paese. Su questo mi sembra finora che, almeno come riflessione, siamo a buon punto. Poi il fare è un’altra cosa, e vedremo cosa si riuscirà a fare.